Una tradizione cruenta: la pesca del tonno rosso
Tipica della provincia di Trapani, la mattanza (letteralmente “massacro”) è una pratica antichissima, legata alla tradizionale pesca del tonno rosso.
Le origini e la storia
La nascita della mattanza ha origini antichissime, risalenti agli uomini primitivi che per primi si stanziarono lungo i litorali e che si dedicarono, soprattutto, alla pesca di quelle specie ittiche che vivevano in aggregazione come i tonni e la cui presenza si concentrava in zone della costa in cui l’acqua era più bassa, condizione favorevole alla deposizione delle uova.
Con il perfezionamento delle tecniche e la conoscenza delle rotte migratorie di questi grandi pesci, la pesca del tonno iniziò a diffondersi in tutto il Mediterraneo, diventando una vera e propria fonte di sostentamento per gli abitanti che vivevano sulla costa. Il mare antistante la provincia di Trapani per secoli fu scenario di mattanze.


Il lavoro dei tonnaroti iniziava ad Aprile, quando dalle tonnare di Trapani, Favignana, Bonagia, Scopello e San Vito lo Capo, prendevano il largo per mettere in mare le reti che formavano delle “camere” che, per la loro particolare disposizione, spingevano i tonni ad addentrarsi sempre più verso l’interno di questa struttura a maglie, fino ad arrivare alla “camera della morte”. Nel mese di Maggio, quest’ultima veniva accerchiata da particolari barche, sulle quali venivano tirate poco a poco i lembi esterni delle reti, fino a fare affiorare i tonni che venivano trascinati sulle barche con grandi arpioni.
La mattanza e le antiche tonnare trapanesi oggi
Dal 2007, anno in cui si tenne l’ultima mattanza a Favignana, le tonnare sono rimaste inutilizzate: alcune sono state dismesse; alcune sono state abbandonate e, divenute ruderi, versano in uno stato di totale degrado; in alcuni casi, sono diventate musei o trasformate per ospitare attività totalmente diverse.
Nel trapanese, ad oggi, è ancora attiva soltanto la tonnara di San Cusumano, rilanciata dall’imprenditore trapanese Nino Castiglione.